ANCHE LE CAPITALI DELLA CULTURA 2022 HANNO UN’ANIMA

La storia di successo della candidatura di Pieve di Soligo, e l’apporto su progetto, bellezza e turismo religioso dell’Istituto Beato Toniolo  

Pieve di Soligo e le Terre Alte della Marca Trevigiana erano sicuramente le realtà territoriali meno conosciute fra le dieci città in lizza per l’assegnazione del titolo di Capitale italiana della Cultura 2022, ammesse nella “short list” a novembre 2020 e tra le protagoniste delle audizioni finali il 14 e 15 gennaio scorso davanti alla giuria ministeriale. Ebbene, il prestigioso titolo è stato conferito a Procida, che così succederà al biennio di Parma capitale 2020 e 2021, e precederà Bergamo e Brescia, già designate per il 2023. Ma non si può certo dire che siano mancate soddisfazioni in quantità per il “team” messo in campo dal Comune di Pieve di Soligo, e per tutto il territorio dell’Alta Marca in provincia di Treviso: 220mila abitanti distribuiti in 29 comuni, con un dossier di candidatura che ha avuto  il patrocinio, l’adesione e il sostegno di decine di soggetti istituzionali, dell’istruzione universitaria e superiore, culturali, economici e sociali. Sì, perché tutti hanno potuto constatare nella diretta youtube  dell’audizione le attestazioni di stima e di gradimento dei giurati per l’innovativo progetto messo in campo dalla squadra trevigiana, che si è conquistata tanti consensi anche attraverso i social e i servizi giornalistici della carta stampata e del web. I complimenti sono arrivati da ogni parte, anche dalle città concorrenti che corrispondevano ai nomi ben più blasonati di Ancona, L’Aquila, Bari, Taranto, Trapani, Volterra, Cerveteri, Verbania e, appunto, Procida. Per non parlare dell’importante risonanza veneta dell’iniziativa giunta a disputarsi fino all’ultimo l’ambito titolo, con un moto diffuso di orgoglio e di senso di appartenenza prodotto innanzitutto fra i residenti e fra i tanti che guardano con attenzione e interesse alle eccellenze di un territorio proclamato dall’Unesco nel luglio 2019 Patrimonio Mondiale dell’Umanità, in quanto espressione delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.  “Ci abbiamo creduto tanto, sin dall’inizio – afferma il direttore scientifico dell’Istituto Diocesano Beato Toniolo. Le vie dei Santi, Marco Zabotti, primo promotore e coordinatore territoriale del dossier di candidatura – e i temi essenziali del bando uniti al valore delle nostre idee e proposte ci hanno subito messo nella condizione di operare al meglio, con una progettualità dal basso, in una efficace collaborazione d’area, di respiro nazionale e  proiettata al futuro”.

Ma c’è un dato importante da sottolineare: i temi tonioliani della sussidiarietà e della cooperazione sono stati inseriti  con grande rilievo nel testo ufficiale presentato al Ministero da Pieve di Soligo, la cittadina che nel suo Duomo custodisce le spoglie mortali del grande sociologo ed economista cattolico Giuseppe Toniolo.                      

E non è tutto: sono entrate a pieno titolo nel dossier le progettualità messe in campo in questi anni dall’Istituto Beato Toniolo della diocesi di Vittorio Veneto – che ha sede a Pieve di Soligo – su dottrina sociale e Festival DSC, Premio Giuseppe Toniolo, valorizzazione della bellezza e dell’arte sacra nell’accoglienza e nelle visite alle chiese con gli esperti e gli operatori culturali, promozione del  turismo religioso e conviviale in un’ottica esperienziale, anche attraverso la gestione diretta della Foresteria Santa Maria nell’Abbazia di Follina e il proficuo lavoro in rete con i soggetti del territorio. Soddisfazioni importanti anche per il “Beato Toniolo”, dunque, ormai accreditato fra le realtà culturali più significative e innovative dell’intera area: attraverso in particolare l’apporto del suo direttore scientifico, l’Istituto ha contribuito alla stesura completa del dossier e lo ha patrocinato, ha animato tutte le sue fasi di realizzazione e comunicazione nel segno di una “cultura che ispira, che crea e che dona” e si conferma in prospettiva  – anche attraverso la bella esperienza della rete “Vite Illustri Pieve di Soligo” – punto di incontro vitale, di relazione feconda e di esperienza concreta generativa per la comunità ecclesiale e civile.

Come ha raccontato proprio Marco Zabotti nel terzo capitolo del suo ultimo libro “Le Cose Nuove. Rinascere più forti, sulle orme del Toniolo”, pubblicato a luglio 2020 per i tipi de La Piave Editore, in questo territorio esiste un “genius loci”, un qualcosa di unico e straordinario che ha visto vivere in questa terra nel passato personalità originali, genialità importanti, figure di uomini e donne che hanno illustrato le arti, le scienze e più in generale la vita culturale, economica e sociale con apporti di grande valore, anche di respiro nazionale e internazionale.

Queste “vite illustri” – per tutti, i nomi di Giuseppe Toniolo, Francesco Fabbri, Toti Dal Monte, Andrea Zanzotto –  hanno ispirato pensiero, cultura, atteggiamenti, scelte, stili di vita, dedizione, generosità, che oggi rappresentano un “unicum”, un privilegio, un onore, una grande responsabilità. Anche l’”homo faber”, dunque,  accanto e insieme al “genius loci”, per costruire ogni giorno una comunità animata da un pensiero di valorizzazione dell’umano e di miglioramento costante del vivere economico e sociale. In questa prospettiva, a Pieve di Soligo è vitale una cultura della solidarietà, del volontariato, della prossimità, a tutti i livelli, grazie al protagonismo di una miriade di associazioni e soggettività sociali. Vi sono compresi doni speciali che questa terra può offrire  a residenti e visitatori: l’arte e la bellezza, l’enogastronomia d’eccellenza, il turismo di qualità, esperienziale, sensoriale e slow.

In definitiva, si mette a disposizione un “sentiment”, una costruzione di comunità, la volontà di offrire un contributo di qualità all’idea della cultura come libertà d’insieme, partecipazione dinamica al sociale, realizzazione del bene comune, vitalità cooperativa di tradizioni e innovazione. Dalle radici tonioliane, le ali del futuro.