La foresteria “Santa Maria”, presso l’abbazia di Follina


 

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La storia di Follina e della sua abbazia è il racconto di otto secoli di cura reciproca.

Nel 1147 la Val Mareno attrae nel suo verde abbraccio un gruppo di monaci Cistercensi, offrendo loro il luogo ideale dove trascorrere una quieta vita fatta di lavoro e preghiera. Nei tre secoli della loro permanenza Follina fiorisce: la terra viene bonificata, l’abbazia sorge, il borgo si sviluppa e la manifattura dei panni lana getta le basi per rendere il paese un importante centro di produzione.

Dal 1573 fino al 1771 l’abbazia accoglie tra le sue mura i monaci Camaldolesi e il breve fiume Follina vede sorgere attorno a sé un fermento di lanifici. Sono due secoli di bellezza: il monastero si arricchisce di opere d’arte e di un secondo chiostro e la piazza si corona dei bei palazzi che ancora oggi la chiudono su tre lati.

Dopo cent’anni di degrado, per la partenza dei Camaldolesi e la vendita del chiostro a privati, nel 1915 giungono a Follina i Servi di Maria. A loro viene affidato il Comune colpito dalla Guerra e l’abbazia bisognosa di restauro. La loro opera di recupero del chiostro e della Basilica alla fine del Conflitto permette ancora oggi a noi, pellegrini del XXI secolo, di godere di tanti secoli di storia e di bellezza.

Ospitata negli spazi anticamente deputati al riposo notturno dei Cistercensi, la foresteria Santa Maria continua al giorno d’oggi la lunga storia di attenzioni appena raccontata.

A distanza di quasi un secolo dagli importanti lavori conclusi nel 1921, i Servi di Maria, i parrocchiani e molte persone di buona volontà, si sono attivati per nuove opere di restauro: la grande scalinata sul sagrato, tornata ad essere sicura, due affreschi e un dipinto novecentesco, risplendenti in Basilica.

Grazie ad un contributo europeo elargito dalla Regione Veneto e a molte generose liberalità, il passo successivo viene dedicato alle coperture dell’ala est del complesso e al recupero degli spazi della foresteria. Quest’ultima, inaugurata a settembre 2017, diviene oggi immagine dell’amore di un territorio – laici, industrie e Chiesa locale – che ha voluto prendersene cura per restituirla alla sua funzione originaria: accogliere e dare ristoro ai credenti in Dio.

A permettere la quotidiana accoglienza presso la foresteria Santa Maria è oggi l’Istituto Diocesano “Beato Toniolo. Le Vie dei Santi”.
Fondato nel marzo 2017, l’ente si ispira alla figura di santità laica del sociologo ed economista Giuseppe Toniolo (1845-1918), proclamato beato nel 2012. Fortemente legato al territorio trevigiano, le sue spoglie riposano nel duomo di Pieve di Soligo, a pochi chilometri da Follina.

Sulla scia dell’opera del Beato, sempre impegnato a far risuonare il messaggio cristiano in iniziative culturali e sociali, l’Istituto ha creato un percorso – le Vie dei Santi – che lungo tutta la Diocesi di Vittorio Veneto accompagna nella scoperta dei luoghi della fede e della bellezza.

Tra questi l’abbazia Santa Maria, oasi feconda di testimonianze tra la sobrietà dei Cistercensi, la fraternità dei Servi, la spiritualità mariana attorno alla millenaria statua della Madonna, la comunione con gli altri scrigni d’arte della Diocesi, l’esempio dei Santi del territorio, il legame con la gente. Concrete e tangibili diventano così, in Follina, le parole del servita fra’ David M. Turoldo:

“Archi, capitelli, colonne
voi non siete che forme dello spirito,
la sintesi; Egli si è fatto in noi
di carne, noi ci siamo fatti in voi
di pietra, per essere tutti insieme l’Unità.”